giovedì 31 dicembre 2015

I Navigli al traguardo?

Quelli attorno al Capodanno sono, come d’uso, tempi di bilanci, il momento in cui si tirano le somme. Queste frasi “fatte” celano il problema cui vogliamo alludere, perchè per quanto riguarda i Navigli il fatto è esattamente questo, una questione di quadratura del bilancio.
Infatti le “cose idriche di superficie” in città vanno per il meglio, almeno sul piano politico e regolamentare: la valanga dei “sì” alla riapertura registrata nel 2011 si è tradotta in numerosi altri “sì”. Commissioni di autorevoli conoscitori dei vari problemi connessi hanno espresso il loro assenso al progetto, ancorchè graduale, di riaprire la Cerchia. E lo hanno motivato sotto i diversi aspetti: da quello tecnico a quello finanziario; da quello legato ai problemi della falda acquea sotterranea a quello delle presunte difficoltà connesse ai numerosi incroci nel sottosuolo (la metropolitana, le linee elettriche e telefoniche ecc.).
Positivo, come non poteva non essere, il giudizio sulle ricadute turistiche. Eppure il problema resta il denaro, nel senso delle spese pubbliche, ove non si ricorra al finanziamento da parte di società private e anche, eventualità altamente positiva, ad un “azionariato diffuso” da parte dei cittadini che traduca in fatti concreti i desideri dei singoli.
In attesa di altri eventi, i radicali hanno, insieme ad altri, promosso un nuovo referendum, stavolta però di carattere propositivo, che impegni cioè le future amministrazioni comunali, di qualunque colore esse siano: tutto fa sperare per il meglio ma i bilanci restano egualmente una minaccia, qualora altri interventi s’imponessero come prioritari rispetto a quello a noi caro.
In barba alla storia della città, all’incirca da un millennio a questa parte. Vedremo.
Intanto rilanciamo qui le ragioni principali che alcuni vedevano, quasi trent’anni fa, a sostegno della rinascita dei Navigli urbani:
- la bellezza
- l'attrazione che esercita sugli ospiti una città che congiunga le sue perle con vie d'acqua percorribili
- la serenità psicologica, di cui una città moderna ha grande bisogno
- la riduzione del traffico nel centro 
- la diminuzione dell'inquinamento atmosferico e acustico
- il riequilibrio del corpo idrico, pregiudicato dall'estensione dalle cementificazioni e dall'abbassamento della falda freatica
- il dovere morale di rimediare all'illecito amministrativo del 1928.
Ci pare che tutte queste ragioni conservino intatta la loro validità.

Milano e le acque nascoste
Laboratorio “Darsena”

Nel prossimo post inizieremo a trattare quella che è un’innegabile realtà: i Navigli milanesi/pavesi, sono parte di un insieme più ampio, che a ovest va oltre il Ticino e est oltre il Lambro e l’Adda. Anzi si collegano, soprattutto, a oriente con i molti canali e fiumi interconnessi del Bresciano e del Cremonese. E più oltre la pianura umida fra le due grandi dorsali montane e l’Adriatico presenta molti altri insiemi idrici, talvolta veri e propri Navigli, come quelli della città di Padova. I problemi che essi presentano andranno trattati con una visione unificante, anche se questo significherà superare molte difficoltà.


A corollario del testo presentiamo due immagini che parlano da sole, anche se la più recente resta tuttora un poco misteriosa.

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