Una foto artistica sul Naviglio: dove mai poteva essere
ambientata se non al Ponte delle Sirenette? Come dire uno dei luoghi più amati
del Naviglio “aristocratico” che nemmeno il regime ebbe il cuore di
distruggere, e con esso il podestà De Capitani d’Arzago, quello che disse della
copertura del canale “Si tratta di un atto dovuto”, facendosi forte del
cattivo odore che spesso ne proveniva.
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Pierrot e Pierrette |
Un pretesto, in realtà, già superato nel secondo Ottocento,
come testimonia l’ingegner Emilio Bignami Sormani, direttore tecnico comunale
delle acque e giardini, nelle appendici al suo fondamentale testo del 1866 “I
canali della città di Milano”, dove informa sulle modalità con cui le grandi
città straniere affrontavano il problema degli scoli domestici nei loro fiumi e
canali.
La nostra città purtroppo non brilla per la cura dell’ambiente,
tanto che solo nei primi anni del XXI secolo ha risolto il problema dell’inquinamento,
fluviale e fognario, arrecato ai Comuni posti a valle: buona ultima, o quasi,
fra le metropoli italiane grandi o piccole (insomma i centri urbani sopra i 200.000
abitanti).
Un caso particolare, grave in sé e nelle conseguenze
pratiche, fu l’ammaloramento dei Navigli: sotto la copertura in cemento le
acque continuavano a scorrere, ma nel 1967 risultò ormai chiaro che la
struttura non teneva, le volte cedevano, le acque inquinate e i vapori prodotti
dai residui delle lavorazioni industriali erodevano il canale. Il Corriere dell’epoca descrisse con parole assurdamente
definitive i danni: «La fossa è ormai, dal punto di vista statico, un’ammalata
incurabile, con complicanze di ordine igienico e idraulico». Per oltre un anno
appositi cannoni spararono terra e polvere di macerie nei cunicoli e la
Cerchia venne così sigillata. La nostra fatica di “scoperchiatori” sarebbe stata
molto più lieve senza questa sciagurata decisione…
Ma veniamo alla nostra foto (non siamo riusciti a risalirne
all’autore), che ritrae un Pierrot impallidito come sempre dalla biacca però con
i colori della veste invertiti rispetto alla tradizione, che lo vuole tutto
bianco come la Luna di cui è innamorato, con un piccolo cappello scuro, e solo
più di recente adorno di grandi bottoni
neri: in questa immagine invece è la Pierrette a indossare questi colori, in
una sorta di gioco di positivo e negativo fotografici. I due sono ritratti in
un momento di dialogo intimo e collocati in modo da mostrare bene il contesto,
sia il tratto della Cerchia fino a corso Venezia sia le Sirenette nella loro
originale collocazione, ai piedi delle quali essi si trovano. Durante la
copertura il ponte delle Sirenette venne trasferito in un gradevole contesto,
quello del Parco Sempione, dove però appare quasi trascurabile alla vista e
comunque non più inserito nel tessuto urbano.
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Del resto molti non condivisero il giudizio del podestà, in
uno scontro frontale di posizioni che ci appare assai caratteristico delle
vicende milanesi, nato comunque oltre mezzo secolo prima della copertura (e
qualcuno si crogiola con espressioni tipo “Milano città del fare”!). Nel 1909
Carlo Linati, che era uno scrittore ma
anche un viaggiatore, così diceva: «Giù nel canale l’acqua è di un bel verde
giada, lungo i muri, rosea, là dove si specchia il cielo».*
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Il progetto dell'architetto Boatti |
Nel suo sito il professor Emilio Battisti ne presenta un convincente
ritorno, secondo il progetto
dell’architetto Antonello Boatti.
*Per vedere la citazione completa e ammirare il dipinto
evocatore di Filippo Carcano ambientato nelle vicinanze, cliccare su Archivio Filippo Carcano
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e lo sceneggiatore, poeta e anarchico
Jacques Prévert.
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Arletty e Jean-Louis Barrault in "Les enfants du Paradis" |
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